Numb

Ci sono momenti in cui si decide tutto.
Tempeste in cui sarebbe importante riuscire a mantenere la rotta.
Perché poi, se si arriverà a chiedersi come si è arrivati fin lì, la risposta possibile sarà una soltanto: un gradino (in discesa) per volta.
Ultimamente non mi piace stare da solo perché non mi fido di me.
I. sostiene che noi non siamo il nostro cervello. Quello è solo un organo, come il cuore o il fegato. Noi siamo altro.
Vederla così sarebbe più facile, ma bisognerebbe credere al concetto di anima.
E’ qui il bivio.
C’è o non c’è?
Forse sarebbe ora di iniziare a crederci, e di iniziare a fare qualcosa per lei.
Io invece sto diventando tutto ciò che ho sempre odiato, ma a differenza di Salmo a me non piace.
E’ evidente che qui dentro ci sia troppa gente che dice la sua.
Però il dolore è una cosa della vita. Non possiamo eliminarlo. Possiamo solo affrontarlo insieme.
Questo è il mezzo del cammin di nostra vita di cui parlava Dante.
Anche durante i trekking il “metà strada” è il momento che mi inquieta di più, probabilmente perché è il punto in cui mi sento più lontano da casa. E questo deve far riflettere su quale sia davvero CASA, perché allora è evidente che non sia qui.
Da quando esiste l’uomo la questione è stata affrontata pregando la divinità in voga del momento.
Oppure sballandosi con qualsiasi cosa si trovasse, erbe, funghi, rospi.
Oppure ancora, facendo entrambe le cose insieme.
Forse dovrei ricominciare a fumare, che mi riesce meglio del pregare.

“I’ve become so numb” (Linkin Park)

Pubblicità

A volte ritorno

Da qualche parte ho letto che, anche se oggi ti sei fatto bene la barba, domani dovrai rifartela altrettanto bene.
Ecco, questo concetto si può applicare a un sacco di cose più importanti.

All’amore ad esempio, indipendentemente dal destinatario: uomini, donne, animali, piante.
L’amore è prendersi cura, e non importa se oggi mi sono preso cura di qualcosa o qalcuno. Domani lo dovrò rifare.
Perché l’amore è questo, prendersi cura.
Non è come innamorarsi, che accade indipendentemente dalla nostra volontà.
Per amare bisogna farsi il culo.

E la questione della barba vale anche per la felicità.
Anche l’essere felici mica succede da solo.
Una persona saggia mi ha detto che per vivere felici bisogna essere felici di vivere, e questa cosa mi ha fatto vedere alcune cose sotto una nuova luce.
Non importa se oggi ho accettato quel che la vita mi ha mandato (perché non posso fare altrimenti) e se ne ho cercato i lati buoni (per sfruttarli, perché sarebbe stupido non farlo). E non importa nemmeno se mi sono sforzato di farci caso, a queste cose buone, e se ne sono stato grato (anche se poi non so bene a chi… alla vita potrei dire).
Dico che non importa perchè domani dovrò farlo di nuovo, come la barba.
Questo voleva dire chi mi diceva che la felicità non era un punto di arrivo ma uno stile di vita.
Questo intendeva SR quando mi diceva di “godere”, che fa subito pensare a roba zozza ma no, non era quello il contesto.
Si parlava proprio dell’apprezzare (e godere) delle cose semplici.
Un raggio di sole quando fa freddo, un bicchiere d’acqua quando si ha sete.
E’ una cosa che hanno cercato di spiegarmi tutti gli animali che ho avuto, ma forse non sono mai stato un buon allievo.

E quindi niente, alla fine è come la bicicletta.
E’ abbastanza stupido sperare in discese perenni, bisogna pedalare.
Se non pedali prima ti fermi e poi cadi pure.

“Però è un bel viaggio” (cit. Sanremese)

Disclaimer: sia chiaro, con la questione dell’apprezzare il raggio di sole e il bicchiere d’acqua non sto dicendo che punto a una vita da eremita. Continuo a voler diventare schifosamente ricco.
Sono obiettivi su due piani talmente diversi che li si può tranquillamente perseguire entrambi.

Fuochi Fatui

Ci sono giorni in cui vedo il male.
O forse non vedo il bene, ma il concetto è lo stesso.
Forse è solo questione di lenti.
Immagino sempre il tempo come una linea percorribile a senso unico a velocità costante.
ma se così non fosse? se tutti gli istanti passati e futuri fossero a portata di mano?
Di tanto in tanto li percepisco, ma forse è solo follia.
Così come sarebbe follia togliersi la pelle umana e far vedere l’animale che c’è sotto.
Perché tutti sappiamo cosa c’è sotto, ma non siamo disposti ad ammetterlo con nessuno.
E forse facciamo bene.

Dr. Beat

Vedere la vita come un lungo elenco di cose da fare non è un buon segno, così come non lo è il non trarre piacere da cose che una volta invece me ne davano.

Allora provo ad alzare un po’ l’asticella, camminare su strade mai percorse per arrivare a luoghi mai visti.

C’è stato un periodo in cui non volevo rischiare, pensavo di avere paura di morire ed invece era paura di vivere.

Ora che mi sono stufato dello spettacolo provo a salire sul palco, chissà che recitare non sia più divertente che restare in platea a guardarlo.

La cosa bella dei teatri è che, vicino al palco, hanno sempre un’uscita di emergenza, con il suo bel maniglione rosso.

Skynet

Io non ho mai messo in dubbio l’esistenza di un’entità creatrice di tutto questo.

E poiché la vita è un frattale, creiamo con le stesse modalità con cui siamo stati creati.

E’ difficile vedere le cose piccole ma, incredibilmente, è ancora più difficili vedere quelle grandi.

Però sappiamo già dove stiamo andando. Non lo vogliamo ammettere, ma lo sappiamo.

Lo sappiamo perché è scritto,

Quella che noi chiamiamo immaginazione è in realtà veggenza.

Per il semplice fatto che possiamo immaginare, allora è possibile.

E da possibile diventa probabile, e da probabile diventa certo.

Forse non farò in tempo a vederlo all’opera, ma skynet sta arrivando.

https://innovando.it/e-urgente-una-regolamentazione-sullai-per-fini-militari/

?

-“Ho male al collo”
-“Sarà uno strappo”
-“No, è che sono nervoso”
-“Ma no, sarà uno strappo”
-“Va bene, allora è uno strappo ai coglioni”

Persone che dall’alto mi indicavano la retta via.
La libertà.
L’attesa del piacere, che è essa stessa un piacere.
Ma il mio piacere si limita a non avere dispiaceri.
Sto dimostrando tenacia, oppure mi sto tradendo?
Alla fine, quando inconterò me stesso, mi farà i complimenti o me ne chiederà conto?
E se invece la verità fosse che io non sarei felice in nessun caso?
Ma poi davvero vorrei saperlo, se saperlo volesse dire poi doverci credere?

“You’re long gone, but I can’t move on
And I miss you”
(Missing – Everything But The Girl)

M.

“Lo spostamento di un singolo elettrone per un miliardesimo di centimetro, a un momento dato, potrebbe significare la differenza tra due avvenimenti molto diversi, come l’uccisione di un uomo un anno dopo, a causa di una valanga, o la sua salvezza” (Alan Turing)


Possiamo chiamarlo effetto farfalla.


“Può il batter d’ali di una farfalla in Brasile provocare un tornado in Texas?” (Edward Lorenz)


Possiamo anche chiamarla teoria del caos: il fumo di due fiammiferi identici, accesi allo stesso modo dalla stessa persona e nella stessa stanza, non produrrà mai lo stesso disegno. Perché la forma nella nuvola di fumo è influenzata da così tanti fattori che mai e poi mai saranno due volte uguali e mai e poi mai saranno prevedibili.
Quindi, chiamiamola come vogliamo, ma la faccenda del futuro che si forma (e di tutti gli altri che -forse- vanno persi per sempre) ogni volta che facciamo qualcosa, è forse la cosa che più mi affascina e mi spaventa allo stesso tempo.
Quando avevo 18 anni c’era una ragazza che mi piaceva, ma non gliel’ho mai detto.
(Ci sono stato vicinissimo ma non l’ho fatto, perché sono un coglione, ma questa è un’altra storia)
Non molti anni fa scopro che anch’io le piacevo. Va beh. Andata.
E’ però indubbio che se ce lo fossimo detti le nostre vite sentimentali da quel momento sarebbero state diverse da come invece poi sono andate. E non solo le nostre, ma anche tutte quelle delle persone con cui siamo stati nei periodi successivi. E così via.
Posso stimare che decine di bambini siano nati (al posto di altri) in seguito a quel “non dirsi”, e che in qualche centinaio d’anni le persone al mondo nate da quei bambini saranno centinaia.
Se qualcuno di questi diventerà uno scienziato pazzo e distruggerà il mondo, alla fine sarà stata anche colpa del mio silenzio quella sera.
Colpa di un ragazzo e una ragazza stupidi che in una sera del millennio scorso non hanno avuto il coraggio di dirsi che si piacevano.
E tutto questo è stato come con l’alcol.
Che bevi e non te ne accorgi.
Ma poi ti alzi per andare a pisciare e ti arriva tutto insieme, con le gambe molli e la testa che gira.

Werther

Muore un ragazzo della mia età.
Qualcuno potrebbe dire che non sono più un ragazzo, ma non è questo il punto.
Ci rimango di merda, ma ci metto un po’ a capire che non è per lui, è per me.
Perché se capita a te, allora può capitare anche a me.
E questa è stata la prima volta che sono stato stupido.
Il giorno dopo scopro che si è impiccato.
E allora quasi mi consolo, perché mi dico che questo no, a me non può capitare.
E questa è stata la seconda volta che sono stato stupido.
Perché la depressione ti porta alla morte per suicidio esattamente come una cardiopatia ti porta alla morte per arresto cardiaco. Non c’è differenza.
Non puoi dire: “se avesse aspettato a suicidarsi forse la depressione gli sarebbe passata”, esattamente come non puoi dire “se avesse aspettato a morire di infarto forse avrebbero trovato un cuore per il trapianto”.
Questa cosa la sosteneva già il buon vecchio giovane Werther.
E lui di queste cose ne sapeva, visto che si è piantato una pallottola in fronte.