Mi capita di svegliarmi alle tre del mattino con una buona idea per il lavoro, una di quelle geniali. Così mi alzo e la scrivo perché, se mi riaddormento, al mattino non la trovo più.
Mi capita di essere consapevole di essere felice, che per come sono fatto io è un evento raro. La felicità è assaporare ogni momento, ma soprattutto è farci caso. Tutti i cani che ho avuto hanno cercato di insegnarmelo, ma non sono stato sempre un buon allievo.
Mi capita di provare a prendere il controllo della mia vita come forse mai ho fatto prima. Io, che di solito mi affidavo alla corrente, ultimamente ho iniziato a remare in direzioni precise. Che la vita è in salita, e quando ti sembra in piano è solo perché sta arrivando un gradino. Ma non importa, se non stai sudando evidentemente non lo stai facendo bene.
Mi capita di capire che è meglio avere storie diverse con la stessa persona che non storie tutte uguali con persone diverse. E non sono parole mie, le ho lette da qualche parte, forse Gramellini, ma un conto è leggerle un conto è diventarne consapevole.
Mi capita di capire che non esistono giusto e sbagliato, semplicemente accade ciò che non poteva essere altrimenti. Forse sto diventando più rigido, potrei dire che è la primavera, ma in realtà sono le primavere.
Mi capita di sentire un’intervista a Elisa che dice che le spiace di non essere più incosciente come un tempo, ma è felice di esserlo stata, perché la rende più tollerante verso gli incoscienti del mondo. Presumo lo stesso valga quando non siamo noi a comunicare, ma i bambini che sono in noi. O, scendendo ulteriormente di livello, le nostre anime.
Alla fine se togli tutta la roba inutile le cose rimangono proprio poche, ed è tutto molto più semplice.