Ci sono momenti in cui si decide tutto.
Tempeste in cui sarebbe importante riuscire a mantenere la rotta.
Perché poi, se si arriverà a chiedersi come si è arrivati fin lì, la risposta possibile sarà una soltanto: un gradino (in discesa) per volta.
Ultimamente non mi piace stare da solo perché non mi fido di me.
I. sostiene che noi non siamo il nostro cervello. Quello è solo un organo, come il cuore o il fegato. Noi siamo altro.
Vederla così sarebbe più facile, ma bisognerebbe credere al concetto di anima.
E’ qui il bivio.
C’è o non c’è?
Forse sarebbe ora di iniziare a crederci, e di iniziare a fare qualcosa per lei.
Io invece sto diventando tutto ciò che ho sempre odiato, ma a differenza di Salmo a me non piace.
E’ evidente che qui dentro ci sia troppa gente che dice la sua.
Però il dolore è una cosa della vita. Non possiamo eliminarlo. Possiamo solo affrontarlo insieme.
Questo è il mezzo del cammin di nostra vita di cui parlava Dante.
Anche durante i trekking il “metà strada” è il momento che mi inquieta di più, probabilmente perché è il punto in cui mi sento più lontano da casa. E questo deve far riflettere su quale sia davvero CASA, perché allora è evidente che non sia qui.
Da quando esiste l’uomo la questione è stata affrontata pregando la divinità in voga del momento.
Oppure sballandosi con qualsiasi cosa si trovasse, erbe, funghi, rospi.
Oppure ancora, facendo entrambe le cose insieme.
Forse dovrei ricominciare a fumare, che mi riesce meglio del pregare.
“I’ve become so numb” (Linkin Park)